I DINTORNI 2017-06-06T14:26:18+00:00

Fuori dal centro urbano, lungo la strada provinciale per “Spaccaforno” come recita la didascalia della cartolina d’epoca, vi era un antico abbeveratoio.

Cartolina anni 10, proprietà del Comune di Pachino.

L’abbeveratoio sorgeva negli stessi luoghi dove oggi insiste la chiesa di San Corrado

Cartolina anni 10, proprietà del Comune di Pachino.

La torre Xibini o Scibini è un edificio di sorveglianza militare costruito nel 1493 per volere del barone Sortino all’epoca proprietario del feudo Scibini che in seguito diventerà il nucleo centrale dell’attuale abitato di Pachino.
La torre situata in un rialzo roccioso a sud del feudo di Scibini, fu costruita per allertare le popolazioni dai frequenti attacchi pirati e corsari che avvenivano lungo la costa, essa faceva quindi parte di una rete di segnalazione collegata a tutte le torri costiere limitrofe.

Bibliografia: Barucco D. Sicilia dimenticata, diario di viaggio, Siracusa, 2016

Cartolina anni 30, proprietà Iano Capodicasa.

La torre possedeva in cima il fano, ovvero un fuoco di segnalazione che veniva accesso in caso di avvistamento di navi corsare dai torrari. Sulla cima vi era anche il manzone, una palla di legno appesa ad una corda che in caso di pericolo veniva sollevata.
Simile ad altre torri costiere come la torre di Manfria presso Gela, era costituita da una base scarpa che sosteneva il corpo centrale che a sua volta era sovrastato da una volta a crociera su cui vi era un terrazzo merlato.
Nella base a scarpa vi era un ambiente dove erano stipati i vettovagliamenti e si accedeva attravero una botola, mentre l’ingresso della torre era garantito da una scala lignea retrattile alla quota del piano di calpestio dell’ambiente superiore.
Successivamente il complesso fu dotato di una cinta muraria a migliore protezione del poggio e da strutture edilizie presumibilmente destinate a stalle per i cavalli o per ospitare una piccola guarnigione.
Sulla parete conservata si può ancora ben distinguere la tarda per il reclutamento dei torrari e lo stemma della famiglia proprietaria.

Bibliografia: Barucco D. Sicilia dimenticata, diario di viaggio, Siracusa, 2016

Cartolina anni 50, proprietà Iano Capodicasa.

Nel  2015 è stata decifrata, a cura di Guido Rabito e Salvatore Cultrera l’iscrizione. Secondo i due studiosi: “La torre Scibini nacque per volere di Antonio Xurtino, capitano di giustizia del Senato di Noto, per non subire più i furti e le razzie che il padre aveva subito nel feudo. Furti e razzie fatti non dai pirati saraceni, ma dalle comunità rurali”. Sopra il portone della torre fece porre l’iscrizione, che tradotta suona così: “Il fondatore affidò timoroso i propri semi ai solchi. / E il siculo colono al soffio dello scirocco diveniva preda (dei corsari). / Antonio di Xurtino si fa avanti (…) / Egli che era incappato negli stessi danni subiti da suo padre. / Per questo motivo costruì questa ripida fortezza. D’ora in poi i campi saranno verdeggianti. / Le popolazioni costiere non saranno impegnate a cacciar via la flotta ben allestita. / Questo rifugio è stato costruito / nel 1494. X”. Dove X sarebbe l’iniziale del nome di Xurtino.

Fonte:

Foto 2016, proprietà Anna Murè

A Vendicari insisteva una delle tonnare più importanti della Sicilia sud orientale. La tonnara di Vendicari, detta anche Bafutu, ossia anticamente del Capo Bojuto, fu una tonnara di ritorno, cioè una tonnara che pescava i tonni e gli sgombri che dopo la stagione degli amori ritornavano in mare aperto.
Nei periodi di massimo splendore arrivo a contare fino a 44 tonnaroti e 2 rais più una cinquantina di terrazzini che si occupavano della riparazione e trasformazione del pescato

Una delle tipiche casette dei tonnaroti

Foto 1975, proprietà Iano Capodicasa

Il borgo-masseria Maucini sorgeva al centro dell’omonimo feudo di proprietà della famiglia Deodato-Burgio. Di impianto settecentesco la grande struttura, oggi in pressoché totale stato di abbandono e di degrado, era costruita interamente intorno ad un grande cortile nel quale si affacciavano stalle, magazzini, palmento e frantoio; non mancavano ovviamente le abitazioni, ivi compresa quella padronale nei piani superiori, e quelle della servitù distribuite nei bassi sottostanti. Importante punto di riferimento era anche una piccola cappella per le esigenze spirituali dei frequentatori del posto.

La masseria fu probabilmente abitata fin nei primi anni del ‘900 mentre successivamente, durante la seconda guerra mondiale, fu sede di una caserma fascista.

Foto anni 80, proprietà Iano Capodicasa

Feudo Maucini

Foto anni 80, proprietà Iano Capodicasa

Feudo Maucini, la corte interna e il vecchio pozzo

Foto anni 80, proprietà Iano Capodicasa

Feudo Maucini

Foto anni 30, proprietà Spicuglia

Feudo Maucini

Foto anni 80, proprietà Iano Capodicasa

Il complesso è stato acquistato di recente e probabilmente verrà ristrutturato a breve. I nuovi proprietari intendono trasformarlo in un resort

Foto anni 80, proprietà Iano Capodicasa

Feudo Maucini

Foto anni 80, proprietà Iano Capodicasa

Feudo Maucini

Foto anni 80, proprietà Iano Capodicasa